Un tuffo nel design

triennale La triennale del designMilano, unica in Italia per qualità e quantità del patrimonio oggettuale che la compone, costituisce la base per esposizioni sul Design Italiano, che hanno lo scopo di proporre una rilettura sempre nuova della storia della produzione industriale italiana.

I pezzi della Collezione sono testimonianza dell’eterogeneità della storia del Design italiano, delle innovazioni e delle sperimentazioni che lo hanno reso celebre e riconoscibile, attraverso le sue creazioni e i suoi grandi maestri. riconoscerete molti oggetti di uso quotidiano ma anche altri, che nella loro semplicità sono parecchio ingegnosi e innovativi.

I punti fondamentali del design sono che l’oggetto creato sia pratico, funzionale, ready-made, economico, innovativo. airpouf-01A differenza dello styling che dà solo importanza alle forme e all’aspetto estetico, gli oggetti di design ricercano: la semplicità nell’assemblarli e la facilità d’uso e la pluriutilità, come esempio airpouf, un pouf che può anche funzionare da aspirapolvere .

Costituita e aperta al pubblico nel 1997, la Collezione conta oggi centinaia di pezzi storici del design italiano.

 

calla1Sono in programma numerose mostre temporanee: “Flora futurista, Oggetti sonori  la dimensione invisibile del design.” 

E’ aperta tutti i giorni fino alle 20 eccetto che il giovedì in cui orario di apertura si prolunga fino alle 23, e acquistando un biglietto da 10€ è possibile gustarsi un rinfrescante aperitivo nel bar della triennale.

A passeggio nei giardini di Venaria

dscn2360La reggia di Venaria con anessi i suoi giardini è una tra le residenze sabaude più importanti del piemonte. Costruita e progettata in pochi anni (1658-1679) solo la reggia, attualmente sede della mostra temporanea “i tesori sommersi dell’egitto” è stata conservata intatta.  I giardini infatti sono stati completamente distrutti dai francesi di Napoleone che li trasformarono in una piazza d’armi. Rimasero soltanto i disegni dell’epoca, a mostra dello splendido giardino all’italiana diviso in tre terrazze collegate con scenografiche scalinate e architetture e fontane.

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Ultimamente i giardini sono stati ricostruiti dove possibile. Sono anche visitabili le rovine degli antichi giardini con accanto le illustrazioni di come sarebbero dovuti invece essere.

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 Il giardino basso è stato deicato alll’esposizione delle sculture di giovanni Penone, artista contemporaneo. Egli le realizza prestando attenzione agli elementi naturali, al concetto di integrazione della scultura con la natura, e al mutamento del materiale nello scorrere del tempo. Le opere si inseriscono nel Giardino come nelle stanze di un museo, avente muri formati da file di tigli e betulle e come sfondo le cime delle alpi.

La visita è particolarmente consigliata soprattutto ora che i caldi pomeriggi di primavera si abbinano perfettamente al dscn2375bellissimo spettacolo dei fiori ormai sbocciati e dei giochi d’acqua delle fontane.

Il biglietto è acquistabile fino a un’ora prima della chiusura e si possono visitare tutti i giorni dal martedì alla domenica fino ale 20 eccetto il sabato che restano aperti fino alle 23.

Dal 9 luglio, per 3 giorni verranno inoltre usati come “teatro” per il traffic festival di musica rock. In questo caso invece il biglietto è gratuito. Motivo ulteriore per farci un salto visto che dovrebbe essere uno spettacolo imperdibile.

Forte di Bard

fortebard3Il forte di Bard si trova nella bassa Val d’Aosta tra Point saint Martin e Verres. Storicamente ha avuto un’importanza startegica fondamentale forse grazie alla sua particolare posizione. E’ situato infatti sullo sperone roccioso che sbarra la strada di collegamento tra piemonte e val d’aosta. Venne definito nel 1023 “insepugnabile oppodium” e Napoleone nel maggio del 1800 impiegò ben 2 settimante per superarne le strutture difensive.

Il forte è divenuto patrimonio della regione autonoma della valle d’Aosta nel 1990 e dopo un’importante opera di restauro è stato apero al pubblico il 15 gennaio 2006 e ospita mostre temporanee e permanenti.

Si accede al museo grazie a 2 ascensore-barde 3 ascensori che permettono al visitatore di raggiungere la struttura sommitale, denominata “Opera Carlo Alberto”, sede di un ampio ed importante Museo delle Alpi che descrive, con l’ausilio di moderni audiovisivi, gli aspetti geologici, naturalistici, geografici, storici, antropologici delle Alpi. L’esposizione conta di 29 sale che trattano i molteplici volti della montagna: dalle vicende geologiche a quelle umane, dalle popolazioni tradizionali alla vita contemporanea, dall’alpinismo agli sport invernali, senza tralasciare la flora, la fauna, le tradizioni. L’impostazione museale inoltre utilizza innovative e spettacolari apparecchiature audiovisive che riescono a coinvolgere perfettamente lo spettatore.

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Il giorno della mia vista c’era anche l’inagurazione della mostra temporanea “Verso l’alto. L’ascesa come esperienza del sacro” dedicata al legame tra altezza e spiritualità.

Una visita assolutamente da ripetere. Partoclarmente emozionante è l’uso della monorotaia che oltre essere totalmente gratuita permette di salire sulla sommità del forte in una maniera originale e di approfittare di una visuale stupenda sll’arco alpino circostante.

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Semplicemente incantevole

palazzo-realeCi sono cose che spesso vediamo tutti i giorni e non sappiamo la bellezza che nascondono al loro interno. Uno di questui luoghi è palazzo reale a Torino. Molto spesso mi è capitato di osservarlo dall’esterno mentre aspettavo i miei amici in piazza Castello. Ma è stato una pivosa giornata durante le vacanze pasquali che ho deciso di andare a visitarlo.

Le visite sono guidate ma spesso i visitatori sono molto numerosi, soprattutto nei giorni festivi, è consigliabile quindi andare al mattino per poter trovare posto in una delle visite del pomeriggio.

pareteLa visita inizia con la sala dei corazzieri, ma prosegue poi con altre molteplici sale, una più bella dell’altra grazie anche agli arredi originali e alle pareti ancora tutte decorate.

 

 

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scalaforbiciLa cosa che più mi ha colpita è stata la scala delle Forbici realizzata dall’architetto messinese Juvarra, forse anche per la storia che si nasconde dietro alla costruzione. Sembra infatti che nessun architetto piemontese dell’epoca fosse in grado di progettare uno scalone sfarzoso. Juvarra fu l’unico a proporre la realizzazione di un elegante scalone a due rampe con un’ imponente gradinata in marmo, che  scaricava tutto il suo peso sulle pareti adiacenti, quelle del muro esterno del palazzo, in modo da non gravare eccessivamente sul pavimento sottostante.  Visto che la maggior parte delle persone lo riteneva un’idea impossibile, l’architetto decise di lavorare a “porte chiuse” finchè il lavoro non fosse terminato. Tutti rimasero impressionati dalla bellezza dello scalone e quando gli si chiese perchè aveva scolpito un uomo la cui lingua veniva tagliata dalle forbici lui rispose che lo scalone era la dimostrazione che tutte le malelingue che avevano ritenuto impossibile la realizzazione del suo progetto, dovevano essere tagliate. Direi che è la dimostrazione che molto spesso bisogna realizzare i propri progetti senza badare ai giudizi altrui.

Conclusa la visita, mi sono voltata verso il mio ragazzo che aveva uno sguardo piacevolmente stupito dalla bellezza del palazzo. Dietro di me una turista napoletana rivolgendosi al marito ha detto: “semplicemente incantevole”. Bè direi che aveva proprio ragione.

Attori per un giorno

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 Una calda mattinata delle vacanze pasquali l’ho dedicata alla visita del castello di Agliè che è situato nel centro del piccolo paesino di Agliè (TO). Da Torino dista circa 40 minuti di macchina, ma se siete così fortunati da non trovare coda in tangenziale anche meno.

Il mercoledì mattina nella piazza antistante al castello c’è il mercato.  Può essere un’ottima cosa per ingannare il tempo d’attesa della visita.

La visita purtroppo tocca solo alcune delle molteplici sale del castello in quanto molte sono ancora in ristrutturazione. Di particolare maestosità sono il salone di Caccia con stucchi che rappresentano scene di caccia, la cappella di San Massimo, la galleria Verde e la sala da Ballo.  Nonostante sia poco sfarzoso, riesce a stupire e colpire piacevolmente lo spettatore in quanto mantiene tutto il mobiglio originale. Ciò facilita molto l’immaginazione della lussosua e viziosa vita di corte.

Il parco purtroppo non è attualmente visitabile ma facendo un giro attorno al castello lo si può intervedere dai molteplici cancelli.

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Patrimonio dal 1764 di casa savoia è diventato museo nel 1933. Ora però ha un particolare utilizzo..set cinematografico. sono infatti ambientate le serie televisive Maria Josè ed Elisa di Rivombrosa.  Penso che anche solo per vivere l’atmosfera di essere stati su un set cinematografico valga la pena visitarlo. Non tutti vedendo un film possono dire..”Anche io ci sono stato!”

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Museo del cinema

museo_cinema1Dopo la delusione di A come Ambiente abbiamo deciso(io e andrea, il mio ragazzo), che la lettera che poteva portarci fortuna era la C di cinema e così ci siamo avventurati nel centro di Torino alla ricerca di un parcheggio per raggiungere la Mole!

Strano ma vero abbiamo trovato alle 6 del pomeriggio un parcheggio non a pagamento nei pressi di Palazzo Nuovo!

Entrati nel museo mi sono subito sentita a mio agio. Mi è tornato in mente l’esame di cinema che avevo fatto il 1° anno di università che oltre spiegare i meccanismi di tutte le macchine usate nel precinema, approfondiva anche le tecniche usate nei film attuali  e dava buone nozioni di come fare inquadrature montaggi ecc. Per uno meno appassionato può essere forse meno interessanate ma non di sicuro poco avvincente!

A tutti consiglio di provare la bicicletta che vi farà apparire come personaggio aggiuntivo nel fantastico mondo di ET! Andrea invece ha apprezzato in particolare la possibilità di vedere degli spezzoni di film in particolari ambienti ricostruiti per ricordare un set cinematografico. C’era la stanza piena di numeri che ricordava “A beautiful mind”, come quella che ricordava “2001 Odissea nello spazio”!

Alla fine della visita si potrà poi riposarsi distendendosi su comodissime poltroncine poste al centro del museo di fronte a giganti maxischermo.

Per vedere il museo ci impiegherete minimo 2 ore ma il tempo passa abbastanza in fretta!

Unica soluzione: SCAPPARE

Mi ha sempre appassionata la scienza. Mi ricordo ancora la mia gioia e allegria quando da piccola in Scozia i miei mi avevano portata in un museo intereattivo riguardante la scienza.

museo_ambiente1Leggendo sull’opuscolo della tessera musei piemonte che esisteva il museo A come ambiente che è un mueso interattivo riguardante i temi scientifici e attuali come astronomia, rifiuti, fisica, energia ecc ho pensato che non potevamo assolutamente perdercelo. Così ecco che un pomeriggio ho trascinato il riluttante Andrea (il mio ragazzo) nella “visita”.

Appena arrivati siamo stati avvertiti che stava per iniziare il laboratorio alla scoperta del sole. Ci siamo affrettati a entrare nella piccola saletta dove c’era una ragazza con di fianco un telescopio solare e un proiettore che stava parlando appunto della nostra stella. Ma aimè..gli altri ascoltatori erano tutti bambini di età compresa tra i 4 e gli 8 anni! Ciò che diceva poteva essere interessante ma solamente per un target infantile. Decidiamo così di uscire dal laboratorio solare e farci la visita per conto nostro ma veniamo subito bloccati. Le visite sono guidate e sta per iniziare quella dei rifiuti..Saliamo al piano superiore e anche lì ci troviamo attorniati da bambini piccoli vociferanti e la visita era dello stesso tenore del laboratorio..resistenza..circa 5 minuti.

Forse abbiamo sbagliato museo..in effetti sul volantino c’era scritto che era adatto ad un pubblico infantile ma la frase, “anche gli adulti si possono divertire mi aveva fatto ben sperare”.

Quando una giovane mamma ci ha chiesto:”chi è vostro figlio?” abbiamo deciso che l’unica soluzione era..SCAPPARE.

Abbazzia di sant’Antonio di Ranverso

ranverso_facciataUn nuvoloso sabato mattina, io e il mio ragazzo abbiamo deciso di prendere l’auto e avventurarci nella visita dei musei situati  nei dintorni di torino.  La direzione era avigliana, visto che sembrava l’unico posto coperto da nuvole grigiochiaro con qualche  piccolo spiraglio di sole.

Ed è così che abbiamo scelto a caso L’abbazzia di Sant’Antonio di Ranverso.

La strada per raggiungerla è davvero complicata, non ci sono segnaletiche se non all’ultimo km, ma se siete già riusciti a imboccare la piccola stradina tortuosa che finisce esattamente nel cortile dell’abbazia non avrete più bisogno del piccolo cartello che vi indica che siete sulla retta via. Comunque dopo parecchi cambi di percorso siamo riusciti ad arrivare alla piccola abbazzia che, avvolta in nel grigiore, sembrava situata in una valle incantata.

La facciata, preceduta da uno stretto sagrato, è rivolta ad ovest, come voleva la tradizione cristiana, in modo che durante la celebrazione l’officiante fosse sempre rivolto verso Gerusalemme. Realizzata negli ultimi decenni del XV secolo, è un tipico esempio di arte gotica: i tre portali sono sormontati da tre alte ghimberghe formate da fasce di formelle in cotto e terminanti con pinnacoli.  Nel Settecento, sotto la punta della ghimberga centrale, viene aggiunto lo stemma di Vittorio Amedeo II di Savoia, simbolo del suo patronato.

Entrati la chiesa si presenta suddivisa in tre navate irregolari con volte a crociera. Al suo interno, sulle pareti del presbiterio e della sacrestia, è possibile ammirare i pregevoli affreschi dello Jaquerio, risalenti al XV secolo, tra cui mi ha affascinata tantisimo “La salita al calvario”. Sull’altare è da ammirare il grande polittico del Defendente Ferrari, realizzato nel 1531 su commissione della comunità di Moncalieri.

E’ molto utile il fatto che all’interno della chiesa siano dislocate delle audioguide gratuite che descrivono gli affreschi e l’architettura della chiesa. Soprattutto perchè permettono il fatto che anche un visitatore ignorante riguardo all’arte gotica, possa apprezzare i pregi di questa piccola abbazzia.

Un tempo c’era anche un ospedale in cui venivano curati i malati di peste, ma di questa struttura è rimasta solo più la facciata.

Visita carina che potrebbe meritare soprattutto se siete in zona. di sicuro domandate  auno del posto la strada altrimenti vi perderete di sicuro causa la scarissima anzi, quasi nulla segnaletica!

Una piccola delusione

Un mattino, vista la scarsità di tempo per visitare palazzo Madama e palazzo Reale, io e il mio ragazzo, abbiamo deciso di visitare l’armeria reale che doveva avere un percorso più breve.

Non siamo dei grandi appassionati di armi ma vista la posizione, doveva avere dei begli interni, e inoltre quale ragazzo non sarebbe almeno curioso, di vedere qualche pistola o spada, anche solo per rimembrare i ricordi dei giochi di infanzia?

L’entrata dell’armeria reale è sotto i portici contornanti piazza Castello, non lontana da palazzo Madama e palazzo Reale.

scaloneSi accede al museo tramite un grande e maestoso scalone costruito tra il 1738 e il 1740 dall’architetto Benedetto Alfieri come collegamento tra gli Appartamenti Reali e le Segreterie di Stato. Da qui, attraverso una lunga galleria si potevano raggiungere il Teatro Regio e quindi gli Archivi di Corte.Lo scalone è ornato da stucchi, da nove bassorilievi raffiguranti mostri marini, da due busti, rispettivamente di Flora e di Diana, e da due teste antiche, di Marco Aurelio e Demostene.

La 1° sala è la Rotonda, chiamata in origina Rondò, e collegava Palazzo Madama e palazzo Reale, prima della demolizione del braccio di collegamento. Era usata nell’antichità come teatro di corte e successivamente come sala da ballo in occasione del matrimonio di Maria Teresa di Savoia con il duca di Lucca. Sono esposte armi delle guerre risorgimentali e degli ultimi conflitti e una scelta di bandiere e stendardi. Ci sono inoltre alcuni esempi di cavalli in legno. E’ carino osservare quanto fossero piccole le armi di un tempo, in particolare i cannoni che mi immaginavo di dimensioni molto maggiori.

La seconda sala è la Galleria della Regina che doveva essere un ambiente di rappresentanza e la galleria che collegava il Palazzo Reale a Palazzo madama. Sono esposte armature e armi del XII e XIX secolo, nonché modellini di cavalieri.

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Al fondo della galleria si trova la sala del medagliere.

 

Il museo non ci ha particolarmente colpito, anche se ad esempio sono stata incuriosita dalle dimensioni dei cannoni che pensavo molto maggiori.

Gli ambienti erano invece abbastanza interessanti, soprattutto se si leggeva a cosa erano adibiti nel passato.

Volete una  curiosità?Se viinteressano le armi è molto carino andare a vedere la palla di cannone lanciata durante l’assedio del 1706 che tutt’ora si trova incastonata nella facciata della chiesa della Consolata di Torino. Ieri facendo fare un giro a una mia amica non torinese gliel’ho fatta osservare prima di andarci a prendere un bicerin. Ne è rimasta abbastanza colpita. Potrebbe essere un buon modo per stupire qualcuno!
Chiesa della consolata

Il mio compagno d’avventure.

Spesso parlo al plurale. Non sono schizzofrenica e non ho neanche manie di protagonismo, semplicemente tutte le visite fin ora descritte le ho fatte in compagnia del mio ragazzo, Andrea, che colgo l’occasione per ringraziare.

In caso opinioni femminili-maschili contrastanti vi terrò informati in modo tale che potrete decidere meglio cosa scegliere di visitare!